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VACCA - tempo delle testate (..giornalistiche)

Minuti, Ore, Tempo nelle Testate - di Roberto VACCA - L'Orologio - 18 Dicembre 2006

Il tempo e gli intervalli in cui lo suddividiamo affiorano di continuo nei nostri pensieri e nelle nostre parole. E’ naturale che appaiano anche nelle testate di periodici. Anche gli editori, come tutti noi, pensano al tempo. Loro di più, perché hanno la scadenza della loro periodicità.

Forse il primo è stato The Times (I Tempi) che cominciò le sue pubblicazioni a Londra nel 1788. E’ un giornale che ancora molti  considerano autorevole, anche se i suoi editoriali sono proverbialmente prudenti. Ha anche il primato delle prime parole incrociate che cominciò a pubblicare nel 1930 prediligendo definizioni delle parole molto complicate, piene di giochi di parole e di scherzetti.

Lo hanno seguito altre testate in tutto il mondo anglosassone. Dal 1886 “Signs of the Times” (Segni dei Tempi) in Australia. E poi: “Times and Seasons” (Tempi e Stagioni) pubblicato dai Mormoni. Il “New York Times” che ci offre All the news that’s fit to print - tutte le notizie che meritano di essere stampate. Hanno seguito molti giornali locali, come il Gettysburg Times. Nel 1923 cominciò le pubblicazioni il settimanale TIME, fondato da Briton  Hadden e Henry Luce. E’ molto prestigioso. Molti personaggi ambiscono ad avere la loro foto sulla copertina, anche se alcuni di quelli che ce l’hanno fatta sono poi crollati fragorosamente (come il finanziere Sindona). Nel Maggio del 1945, caduto il nazismo, sulla copertina di TIME il ritratto di Hitler appariva cancellato con una grande X rossa. Subì lo stesso trattamento anche Saddam Hussein quando gli americani credettero di aver vinto la seconda Guerra del Golfo

Nel 1946 iniziò le pubblicazioni il settimanale tedesco Die Zeit, anch’esso autorevole e ambito.

In Italia nel 1939 cominciò ad apparire TEMPO settimanale. Inizialmente la stampa fascista lo prendeva in giro perché sosteneva che somigliava troppo al settimanale americano LIFE. Girava la debole battuta:

“Chi ha TEMPO non aspetti LIFE”

Quando scoppiò la Seconda Guerra Mondiale anche TEMPO si allineò e pubblicava vignette che mettevano in ridicolo l’Inghilterra. Dopo la disfatta francese, ne ricordo una che rappresentava le Isole Britanniche coperte da un ombrello e piazzate in mezzo a un grande mare vuoto. Era intitolata SPLENDIDO ISOLAMENTO. UN’altra rappresentava un generale della RAF che carezzava grosse bombe che venivano caricate su un bombardiere e che erano ornate da una croce rossa. Diceva:

“Queste sono perfettamente sterili le usiamo per bombardare gli ospedali.”

Nel 1944, poco dopo che i Tedeschi avevano lasciato Roma, cominciò le pubblicazioni IL TEMPO, quotidiano fondato da R. Angelillo. Anche io ci ho collaborato per brevi periodi.

In Francia Le Temps, autorevole come il Times, nacque nel 1861. Interruppe brevemente le pubblicazioni dopo la guerra franco-prussiana del 1870 durante il dominio della Comune. Cessò le pubblicazioni nel 1942, dopo essersi compromesso con gli occupanti tedeschi. Nel 1944 il generale De Gaulle ne fece cambiare la testata in Le Monde. Si pubblica oggi una rivista svizzera Le Temps e in Africa si pubblica Le Temps-Togo.

Già alla fine del XIX secolo Matilde Serao aveva fondato un giornale chiamato “Il Giorno”. Nel 1891 fondò con Edoardo Scarfoglio “Il Mattino” di Napoli) con cui ho collaborato dal 2000 al 2002.

Nell’Aprile del 1956 iniziò le pubblicazioni un altro quotidiano, pure chiamato IL GIORNO voluto da Enrico Mattei e di proprietà dell’ENI. Aveva caratteristiche innovative: niente terza pagina letteraria, molti servizi su questioni industriali, una certa apertura politica di centro-sinistra. Io collaborai col GIORNO per vari anni. Quando ero a New York negli anni Ottanta inviavo corrispondenze e usavo una linea telex dell’ENI che era inattiva per molte ore al giorno. Così me la lasciavano graziosamente e mi accadde di comporre interi articoli direttamente alla tastiera della telescrivente. E’ cosa rara: normalmente gli articoli si componevano fuori linea producendo un nastro forato che poi passava sulla trasmittente al ritmo di una dozzina di caratteri al secondo, velocità ben maggiore di quella di chi scrive lentamente, riflettendo sulle parole.

Il Sole 24 Ore è il quotidiano della Confindustria. Privilegia le informazioni finanziarie ed economiche, ma la domenica pubblica un supplemento culturale di letteratura, arte, storia, filosofia. Io collaboro a Nòva, il supplemento tecnico-scientifico del Giovedì.

Per parecchi anni si pubblicava una rivista porno – Le Ore- Mi dicono che ora non viene più stampata ed è stata sostituita da un DVD mensile.

Quando avevo dieci anni, decisi di fare un giornale insieme al mio amico Maurizio Totta. Lui impose il titolo: TAUNG. Disse che si chiamava così un giornale straniero important4 – si trattava, di nuovo, di Le Temps. Lo scrivevamo a macchina su fogli di carta verdina che usava mia madre per scrivere gli articoli e le notizie che pubblicava sulla rivista Oriente Moderno. Avevamo cercato di venderlo ai giardinetti per 50 centesimi, ma un ragazzino mi fece osservare:

“Perché dovrei compra’ ‘sto cosetto a mezza lira, se me posso compra’ er Topolino a 40 centesimi?”

Così cessammo le pubblicazioni dopo il terzo numero.

Dalle ore si passa ai minuti. La casa farmaceutica Menarini pubblica la rivista culturale Minuti Menarini. Contiene materiale tradotto dalla rivista americana Hospital Practice. ed è dedicata ai medici. Seppi della sua esistenza perché nel 1971 recensì il mio Medioevo Prossimo Venturo. Pubblicano anche Minuti Arte. C’è una rivista di cucina che si chiama 13 Minutes – suppongo che si tratti di un tempo di cottura. La rivista americana 15 Minutes sostiene di fornire informazioni su quello che succederà nella società e fra i VIP fra un quarto d’ora. Riporta in copertina una frase di Andy Warhol: “In avvenire ciascuno di noi sarà famoso per 15 minuti.”

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