Cavalieri della MILIZIA AURATA
La nomina a Cavaliere Aurato era un’investitura nobilitante, essendo un riconoscimento di dignità.
Con la fine del medioevo, la MILIZIA AURATA decadde di prestigio, divenendo una semplice distinzione onorifica conferita molto spesso per sub collazione.
Dal secolo XVI si iniziò ad unire alla dignità cavalleresca dello speron d'oro, il titolo di conte del sacro palazzo lateranense o conte palatino.
Vari furono gli Ordini o Fratellanze che si richiamavano al nobile metallo e colore.
Ordine dello Speron d’Oro
La cavalleria dello Speron d'Oro sorse nella prima metà del XIV secolo, come dignità equestre, ma non come Ordine cavalleresco.
Chiamata anche MILIZIA AURATA, veniva conferita come dignità cavalleresca sia dai Romani pontefici che dagli imperatori.
Chi aspirava ad ottenere lo Speron d'Oro doveva compiere un periodo di servizio in qualità di paggio, oppure prestare servizio militare. Al termine di tale periodo veniva armato cavaliere con una solenne cerimonia, nel corso della quale riceveva le armi, il CINGOLO militare e gli speroni d'oro. Il Cingulus”, costituiva una larga fascia di cuoio che i Cavalieri cingevano intorno alla vita per sospendervi la spada e, spesso, anche lo scudo
L'insignito non aveva alcun obbligo o vincolo, salvo, in alcuni casi, di rispondere in caso di guerra, nei riguardi di chi lo aveva investito, Sommo Pontefice o Imperatore.
Per tradizione l'appartenenza alla MILIZIA AURATA conferiva la nobiltà personale, in alcuni casi anche la nobiltà ereditaria.
La nomina a Cavaliere Aurato era un’investitura nobilitante, essendo un riconoscimento di dignità.
Intorno al secolo XVI, da quanto risulta dai documenti e dagli storici, i termini di Cavaliere Aurato e di Conte Palatino erano sinonimi.
Dal secolo XVI si iniziò ad unire alla dignità cavalleresca dello speron d'oro, il titolo di conte del sacro palazzo lateranense o conte palatino.
Con la fine del medioevo, la MILIZIA AURATA decadde di prestigio, divenendo una semplice distinzione onorifica conferita molto spesso per sub collazione.
Infatti nel 1367 il Sommo Pontefice Urbano V concesse al Marchese di Ferrara la facoltà di creare cavalieri dello Speron d'Oro; tale prerogativa, detta di sub collazione, venne nel tempo altresì concessa anche a collegi ed università.
Anche la famiglia ducale degli Sforza di Santa Fiora, a cui successero i Cesarini Sforza, ottennero la facoltà di investire CAVALIERI AURATI.
Con la fine del Sacro Romano Impero, per rinuncia di Francesco II d'Absburgo (1806) cessò di esistere la MILIZIA AURATA di creazione imperiale, mentre quella di derivazione pontificia crebbe in splendore, sotto il pontificato di Pio VII. Infatti in tale periodo la MILIZIA AURATA da dignità cavalleresca iniziò il processo di trasformazione in una Istituzione cavalleresca, con i relativi Statuti e con la concessione, il 16 febbraio 1803, di una uniforme.
Il Sommo Pontefice Gregorio XVI con il Breve Cum Hominum Mentes del 31 ottobre 1841 definì infine le caratteristiche e la struttura dell'Ordine della MILIZIA AURATA, ponendolo sotto la protezione di San Silvestro I papa. L'Ordine prese quindi la denominazione di Ordine Aurato di San Silvestro Papa o dello Speron d'Oro.
Con la riforma di tutti gli Ordini equestri pontifici avvenuta nel 1905, sotto il pontificato di San Pio X, anche la MILIZIA AURATA di San Silvestro Papa o dello Speron d'Oro ritrovò tutto il suo prestigio ed il suo splendore.
Con Bolla 7 febbraio 1905, l' Ordine venne staccato dal titolo di San Silvestro Papa, divenendo quest'ultimo Ordine anch'esso pontificio.
Sempre con la medesima Bolla, l'Ordine dello Speron d'Oro venne posto al secondo posto nella graduatoria degli Ordini cavallereschi pontifici, dopo l'Ordine Supremo del Cristo e prima dell'Ordine Piano.
L'Ordine si compone di una sola classe di cavalieri, limitata al numero di cento, e di norma viene conferito solo ai Capi di Stato non cattolici ed ai capi di governo.
L'insegna si compone di una croce ottagona o biforcata, smaltata di giallo, portante fra le due punte inferiori, sospeso lo speron d'oro. Caricato nel cuore della croce uno scudetto circolare di bianco, circondato da un cerchio d'oro, con nella parte anteriore il monogramma della Santa Vergine, protettrice dell'Ordine e sul rovescio la data MDCCCCV e sul cerchio "PIUS X RESTITUIT".
La croce è infine sovrastata da un trofeo d'armi in oro. Esiste ovviamente anche la placca, mentre il nastro della decorazione è di rosso bordato di bianco.
Ordine del Cingolo
Ordine di origine francese – Si ricorda che nel 1294, Carlo Martello, cercando di portare alla causa angioina i notabili aquilani, decorò la nobiltà cittadina dell'ordine del CINGOLO MILITARE, in occasione dell’investitura di Papa Celestino V.
In effetti, una chiave di lettura della storia delle provincie abruzzesi e, più in generale di quelle del Regno di Napoli, sia da trovare nelle lotte per il potere tra fautori della CASA ARAGONESE e quelli della ANGIOINA. Infatti, nel 1259 vi fu la distruzione della "città sveva" da parte di Manfredi. Quindi, nel 1294, fu concessa da parte di Carlo II, la ricostruzione di città di Aquila, la quale quindi diventò "città angioina" (due de i "quarti" aquilani, cioè quelli di S. Pietro e di S. Maria, erano considerati a favore dei francesi).
Ordine del Toson d'Oro
Ordine di origine francese – Costituito il 10 gennaio 1429 a Bruges da Filippo il Buono, duca di Borgogna, in occasione delle sue nozze con l’infanta Isabella di Portogallo e si componeva di 24 cavalieri.
L’Ordine che risulta posto sotto la protezione di Sant’Andrea ap.lo, nel 1516, per volontà di Carlo I, re di Spagna, ((divenuto poi Carlo V imperatore), si ampliò a 50 cavalieri, oltre il sovrano, capo dell’Ordine.
Era destinato in origine a riunire trentuno cavalieri di rango e virtù eccezionali, come gli Argonauti, mitici cercatori del Vello d'Oro, alla cui leggenda s'ispirava.
La sua insegna è una pelle di montone d'oro - il Tosone o Vello d'Oro, per l'appunto - pendente da una catena anch'essa d'oro, adornata con delle B che indicano la casa fondatrice di Borgogna, irradianti scintille.
Non c'è da stupirsi che un sovrano cristiano si sia ispirato a un mito pagano per la costituzione di un ordine destinato a primeggiare nello scenario araldico europeo, poichè nel suo valore simbolico la vicenda del Vello o Tosone d'Oro (la pelle dell'ariete sacro a Giove ricercata da Giasone per preservarsi dalle potenze infernali e ritrovare il regno perduto) si avvicina moltissimo a quella del Graal.
Esiste una straordinaria analogia tra il Vello della tradizione mitologica pagana e il santo Graal di quella cristiana.
La sacralità di entrambi ha origine divina: la pelle proviene dall'animale alato di Zeus, il calice dal tavolo dell'ultirna cena.
Entrambi sono contrassegnati da intenti pietosi: l'ariete sottrae un fanciullo alla morte, il calice serve a raccogliere il sangue dalle ferite del Cristo.
Entrambi hanno avuto rapporto con il sacrificio e con il sangue. Entrambi, infine, per i loro poteri sovrannaturali, sono al centro di una ricerca che comporta il superamento di prove inaudite. Per entrambi scendono in campo eroi e forze divine, maghi e sacerdoti.
In entrambe le leggende il ruolo della donna - regina come Ginevra o maga come Medea - sia fondamentale quanto quello del guerriero.
L’Ordine venne ripetutamente approvato dal papa Gregorio XIII nel 1564 e da Clemente VIII, nel 1599. Con il matrimonio di Massimiliano, arciduca d’Austria, con la figlia di Carlo il Temerario, il Gran Magistero dell’Ordine passò alla casa d’Austria.
Dopo la morte dell’imperatore Carlo V, i re di Spagna, suoi successori, furono i Gran Maestri dell’insigne Ordine.
Nel novembre del 1700, con la morte di Carlo II, ultimo re spagnolo della casa d’Austria, l’arciduca Carlo (che si era fatto proclamare re di Spagna con il nome di Carlo III) essendo salito al trono d’Austria con il nome di Carlo VI, nel 1713 ripristinò l’Ordine del Toson d’oro, dichiarandosi unico Gran Maestro.
A nulla valsero le proteste del re di Spagna Filippo V e da tale data i sovrani di Spagna e d’Austria, ciascuno per proprio conto, conservarono il diritto di conferire tale Ordine.
Il collare d’oro della decorazione si compone di acciarini intervallati da pietre focaie d’azzurro, sprigionanti fiamme di rosso; dalla collana pende il mitico toson o vello d’oro: Il nastro dell’Ordine è di rosso mentre il motto recita: ANTE FERIT QUAM FLAMMA MICET.