Un esempio di riciclaggio dei RSU: il comune di Campo Tures (BZ), ovvero come la nuova normativa sullo smaltimento dei rifiuti può essere tecnicamente applicata. Un particolare riferimento all’istituzione della tariffa.
di Giovanni Olivi
Il contesto e le novità introdotte
A Campo Tures, un piccolo comune montano di circa 5000 abitanti, che si trova nella omonima valle in provincia di Bolzano, il riciclaggio dei RSU è divenuto un sistema organizzato che ha ridimensionato fortemente lo stoccaggio in discarica, utilizzata unicamente per quei materiali assolutamente non riciclabili quali: carta sporca, pannolini, alcune plastiche, ecc.
Ho scelto questo comune perché è stato fra i primi in Italia che ha adottato i principi che guidano sia le direttive comunitarie 91/156 CE e 91/686 CE, sia la legge 22/97 (che è, come abbiamo già ripetuto, l’adeguamento ad esse).
In Italia vi sono infatti comuni, città anche grandi (ad esempio Modena e Brescia), che già da anni hanno avviato lo smaltimento integrato dei RSU, ma il caso di Campo Tures si distingue da essi, più che per l’organizzazione della raccolta differenziata, per altro notevole, per l’adozione della tariffa (già dal 1997), basata sul peso dei rifiuti prodotti e per un impianto di compostaggio “verde” che non ritengo abbia precedenti, almeno in Italia.
Nella mia ricerca mi sono avvalso della gentile collaborazione sia degli amministratori locali, sia dei tecnici dell’impianto di compostaggio comunale, sia di quelli della ditta Oecoline che cura il riciclaggio, non solo nella provincia di Bolzano, ma anche nei Paesi confinanti (Austria e Svizzera), che mi hanno dato, con grande zelo, un prezioso aiuto. Attraverso interviste, visite ad impianti e materiale informativo ho potuto ulteriormente ampliare il quadro delle mie conoscenze.
Il sistema organizzativo per lo smaltimento di RSU di Campo Tures è attivo già da 15 anni, ma ha subito un’evoluzione molto graduale: dal semplice riciclaggio dei materiali classici (vetro, carta, plastica) si è man mano passati , con preventive sperimentazioni in alcuni quartieri, ad una separazione sempre più complessa, al punto che ora per tutti i materiali riciclabili sono dislocati, in tutto il paese e frazioni, appositi contenitori colorati predisposti per ogni tipologia di rifiuto: carta, vetro, metalli, rifiuti tossici (farmaci scaduti, pile esauste, ecc.).
Non esistono cassonetti che raccolgano il rifiuto indistinto e gli utenti partecipano attivamente alla raccolta differenziata perché, oltre ad avere una naturale cultura del territorio e del riciclo, hanno anche una convenienza economica: con questo sistema è stato possibile eliminare la tassa sullo smaltimento dei RSU basata sulla grandezza delle abitazioni, introducendo una tariffa, di cui tratteremo oltre.
Naturalmente ciò è stato possibile anche grazie alla collaborazione degli abitanti, motivati dall’eventualità (dati alla mano) di risparmiare almeno l’80% della tassa sui rifiuti.
Il territorio inoltre è vicino culturalmente e geograficamente ad Austria, Svizzera e Germania e ciò ha permesso di avere dei rapporti continui con questi paesi, che in quanto a smaltimento rifiuti sono all’avanguardia, per imparare nuove tecniche e comprare macchinari speciali. Da qui l’idea di aprire nella vallata un impianto di compostaggio del rifiuto secco/umido che è stato il pioniere di questo tipo di impianti in Italia. Tale impianto situato all’ingresso di Campo Tures, è sorto nel 1994 dopo un periodo sperimentale di tre anni. Esso si ispira ai moderni impianti di compostaggio operanti in Austria e Svizzera, per la ricerca di un compost di qualità.
Alla base di esso troviamo tre principi guida fondamentali: il giusto equilibrio C/N, la giusta ossigenazione e umidità per mantenere in vita i batteri, maturazione rapida per evitare odori sgradevoli.
Per ottenere un prodotto con queste tre caratteristiche è necessario che il rifiuto umido sia “ripulito” di tutte quelle sostanze (materie plastiche, metalli) che potrebbero inquinare l’ambiente; la giusta mescolanza secco/umido; una macchina che rivolti periodicamente i cumuli di compost e la copertura di quest’ultimo con teli di speciale materiale , che mantengono all’interno del cumulo un’umidità costante e assicurano il ciclo aerobico di decomposizione.
Con questo sistema si evitano o minimizzano le perdite di elementi nutritivi preziosi per il terreno e non vi sono (se non in parte trascurabile) esalazioni maleodoranti.
L’impianto è stato finanziato dalla Provincia di Bolzano che nel 1994 (dopo avere emanato una specifica legge) ha pagato il 98% della spesa complessiva la quale, inizialmente, è stata cospicua perché, da parte degli amministratori, vi era l’ambizione di adeguarsi alle severe norme ambientali della Svizzera e dell’Austria. Attualmente, però, la Provincia copre il 30% dei costi delle spese tecniche e di gestione e opera tutti i necessari controlli tecnico - sanitari
L’idea per un impianto del genere è stata ispirata da secoli di esperienza dei contadini delle valli che già facevano il riciclaggio del verde e dell’orto e lo aggiungevano al letame, è un dato caratteristico della cultura contadina. Il compost si forma naturalmente in questo modo, il metodo è antico, esso e stato adattato ad esigenze moderne.
La Giunta Comunale di Campo Tures nel 1991 si rese conto che, nonostante si raccogliessero da anni separatamente diverse categorie di immondizie, la spesa per lo smaltimento di RSU era enorme. Si cercò quindi di organizzare il tutto in modo più efficiente. Nello stesso anno è iniziata una sperimentazione, durata tre anni, su un piccolo campione di abitazioni e alberghi che ha dato un’idea generale del fenomeno, attraverso il monitoraggio della produzione media giornaliera. L’amministrazione comunale ha sostenuto fortemente l’organizzazione di questo sistema, anche mandando il personale addetto al giardinaggio a fare dei corsi di aggiornamento in Austria (Lienz), Paese che nel riciclaggio dei rifiuti è avanti dieci anni rispetto allo stesso Alto Adige.
Il problema maggiore riguardava il rifiuto umido e la sua separazione dagli altri materiali; il rifiuto organico, da solo, non risulta essere nocivo all’ambiente, ma posto insieme a certe plastiche e metalli produce gas nocivi per l’aria e liquami che possono inquinare le falde acquifere.
Con un impianto di compostaggio del genere costruito, come si è detto, nel 1994, il livello qualitativo raggiunto è pari a quello austriaco se non addirittura superiore , perché è stato curato nei minimi dettagli. Intanto (grafico fig.1 pag) si è passati da 0 tonnellate di rifiuto umido del 1991, alle 130 tonnellate del 1996.
Le principali difficoltà incontrate all’avvio di questo sistema consistevano nel fatto che i rifiuti casalinghi dovevano essere portati manualmente dai cittadini. Per convincerli a collaborare si sono usate due strade: quella della convenienza, che si basava sulla promessa di diminuire la tassa sui rifiuti di almeno il 60% nel giro di due anni, e quella del coinvolgimento diretto attraverso riunioni, informazioni e supporto tecnico continuo.
L’esperienza ha comunque insegnato che questo sistema di conferimento manuale è tecnicamente poco valido, poiché non regola sufficientemente la formazione dei mucchi di rifiuto che, allo stato attuale è un po’ casuale, per questo sarà presto istituita la raccolta degli avanzi da cucina “porta a porta”, così nell’impianto arriveranno alcune tonnellate per volta (non litri sparsi), da poter subito rimescolare e coprire con il “toptex” (tela speciale verde) evitando problemi di puzza.
Inoltre i cittadini avevano paura delle esalazioni maleodoranti che potevano essere provocate dal nuovo impianto di compostaggio e all’inizio hanno osteggiato il progetto. Ora, dopo anni di convivenza con l’impianto, i problemi di questo genere non esistono più.
I cittadini sono stati informati delle novità in fatto di smaltimento dei rifiuti attraverso il giornale mensile del Comune, spiegazioni generiche, materiale informativo inviato a tutte le famiglie della valle e in seguito con la partecipazione alle “giornate del compostaggio” (organizzate con il coinvolgimento delle scuole, delle associazioni ricreative, ecc.) presentate come feste cittadine che hanno trascinato anche i cittadini più refrattari. Inoltre l’addetto ha dato spiegazioni a domicilio, a coloro che ne facevano richiesta, per dare dimostrazioni di compost domestico ( operazione che richiede cura, una certa conoscenza e, tutto sommato, non ha dato grandi risultati sul piano pratico).
Progressivamente, lungo cinque anni in cui sono state fatte tutte queste esperienze, la popolazione ha cominciato a considerare la pratica della raccolta differenziata come una delle tante della vita quotidiana.
Attualmente chiunque lo desideri può fare delle visite guidate all’impianto per avere delucidazioni sul funzionamento (io stesso ho potuto visitarlo, fare foto ed avere ogni tipo di spiegazione dettagliata), oppure chi volesse, può prendersi il prodotto finito, ottimo terriccio, per l’orto o il campo. Periodicamente l’impianto viene visitato anche da imprenditori di altre regioni del nord Italia (tra cui il Veneto) su invito dei tecnici della ditta Oecoline.
La scuola stessa ha avuto un ruolo importante di stimolo educativo: già da molto tempo gli insegnanti hanno abituato i bambini al riciclaggio tanto che essi sono più istruiti degli adulti su come deve essere svolto. Inoltre gli alunni vengono spesso portati all’impianto di compostaggio per visionare il funzionamento della struttura.
In Alto Adige hanno cominciato vent’anni fa i “verdi” a curare l’educazione ambientale, sfruttando proprio il naturale amore verso l’ambiente e il territorio caratteristico di queste popolazioni.
Dopo l’esperienza positiva di Campo Tures la Provincia di Bolzano ha già dato l’autorizzazione e i finanziamenti per altri quattro impianti uguali a Naturno, Silandro, Tiers e Brunico (entrato in funzione nel 1998).
Tratto da “La questione rifiuti: aspetti giuridici, tecnici ed economico-gestionali” tesi di laurea del dott. Olivi Giovanni, laureato in Pianificazione territoriale urbanistica e ambientale.