Il diritto-dovere da parte del principe di occuparsi della istruzione pubblica è rivendicato anche nel Nuovo metodo per le scuole pubbliche d'Italia, uscito all'indomani della soppressione dei gesuiti, opera di Gian Rinaldo Carli.
"Come l'educazione privata per legge di natura è commessa ai genitori, così per diritto pubblico l'educazione della società al Principe solo particolarmente e direttamente appartiene, come a lui soltanto spetta di provvedere al bene universale de' sudditi sottoposti ed alla pubblica felicità" [1]
Gian Rinaldo Carli (Capodistria 1720-Milano 1795), dopo aver studiato presso gli Scolopi, frequentò giurisprudenza a Padova.
Nel 1750 era a Milano collaboratore de Il Caffè.
Nel 1765 fu nominato presidente del Supremo Consiglio di Economia, che si interessava di dirigere e coordinare l'economia lombarda; sciolto nel 1771 il Supremo Consiglio di Economia divenne presidente del R.D. Magistrato Camerale.
Egli era stato consigliere della Deputazione degli studi di Milano. A questi anni risale il Nuovo metodo per le scuole pubbliche d'Italia (1774), nel quale, dopo aver constatato il decadimento degli istituti, affidava allo stato il compito di porvi rimedio.
Nell'ultima parte della sua vita prevalse in lui un conservatorismo ideologico e politico e lo si nota in L'uomo libero (1778) in cui confuta il Contratto sociale di Rousseau e in Della disuguaglianza fisica morale civile fra gli uomini (Seminario , Padova,1792) contro i programmi della Rivoluzione francese [2].