Funerali di Stato
di Michele Patruno
Che razza di destino!
Tenevo particolarmente a partecipare alla missione in Libano, nel nucleo di polizia militare, ma questa dannata caviglia mi ha costretto a rinunciare.
E invece a Beirut vado lo stesso, ma per riaccompagnare in patria il cadavere di mio fratello…
- Atterriamo tra dieci minuti, allacciatevi le cinture. -
Sarà questo freddo apparecchio dell’aviazione leggera dell’esercito a trasportare Pat fino in Scozia, ma poi lo attenderanno tutti gli onori.
Non era uno di quelli che indossava la divisa per far colpo sulle ragazze o per portare a casa uno stipendio sicuro.
Partecipava volontariamente a tutte le missioni all’estero, anche a quelle pagate poco.
Tutti i suoi uomini lo consideravano il loro modello e qualcuno si è arruolato soltanto per stare alle sue dipendenze gerarchiche.
Devo sgombrare al più presto ogni dubbio: su quel telegramma c’era scritto suicidio, ma lo ritengo semplicemente impensabile.
- Benvenuta, Caporale; ho il compito di accompagnarla alla base del contingente britannico. -
Mio fratello ha dato senza esitare la sua adesione alla Forza Multinazionale, perché era sinceramente convinto di poter contribuire alla pacificazione del Libano.
Rimase profondamente turbato alla notizia di quella terribile strage compiuta dai cristiani maroniti e quando seppe che i soldati scozzesi sarebbero partiti per il Medio Oriente mi venne subito a dire che, se avessi voluto, avrebbe fatto di tutto perché lo raggiungessi.
E così è stato.
Sono qui anch’io, mentre lo osservo, impotente.
- E’ lei la sorellastra di Patrice Scott?
Sono il Maggiore Menelao, responsabile medico della brigata internazionale. -
Non so perché, ma non riesco proprio a sbattere i tacchi.
Del resto, nessuno mi aveva mai chiamato in quel modo.
- E’ terribile quello che è successo, davvero terribile.
Nella scheda personale del Capitano non risultavano parenti stretti, così ho ordinato di contattare Lei.
Se non sbaglio, avevate il padre in comune... -
- Signore, posso finalmente conoscere come realmente è morto mio fratello? -
Arriccia nervosamente il naso ed esce da questa improvvisata camera ardente.
Fuori ci sono alcuni militari che stanno scaricando del vettovagliamento da un automezzo, ma non rinunciano a guardarci.
Avverto un’atmosfera irreale, come se fossi vittima di uno scherzo di cattivo gusto.
- Sicuramente non sarà piacevole, Caporale, però mi rendo conto che ha diritto a sapere tutto… -
Lo guardo impaziente; resto in silenzio, anche perché mi sento improvvisamente priva di salivazione.
- Vede, il motivo per cui Scott si è tolto la vita è tutto sommato comprensibile…
Non ha retto alla vergogna per quello che ha fatto e ha preferito sottrarsi ad una cocente umiliazione. -
Assolutamente insopportabile: come osa parlare in modo così irriverente a pochi metri dalla salma di Pat ?
- Santo cielo, Maggiore, mi dica cosa è successo ! -
- Va bene, va bene: il suo fratellino ha eroicamente fatto una strage di … agnellini!
È tutto così irreale: ma cosa mi tocca sentire da questo imbecille?
- Ha completamente perso la ragione quando gli è stato comunicato che non sarebbe stato lui a comandare
la squadra tattica e in preda al più totale delirio ha esploso tutto il caricatore di una mitragliatrice sul
gregge di un povero pastore locale. -
- Squadra tattica… ma certo, me ne ha parlato per telefono!
Mi ha detto che avrebbe avuto il delicato compito di perlustrare il quartiere druso della città e che per il
ruolo di comandante erano candidati lui e un ufficiale italiano…-
- Già! - risponde con sprezzo - Ulisse Carboni era sicuramente più idoneo a quell’incarico.
Sono stato proprio io, come psicologo, a raccomandare al Generale di non affidarlo a Scott e i fatti mi
hanno dato ragione.
Era troppo egocentrico, un vero esaltato!
Non potevo permettergli di mettere a repentaglio la sicurezza dei suoi uomini. -
Soltanto quella torre che gli hanno cucito sulle spalline mi impedisce di schiaffeggiarlo; provo un’amarezza insostenibile…
- Un esaltato, Signore?
Quell’uomo è una leggenda nell’esercito di Sua Maestà e mi sconcerta che sia stato scavalcato da uno con un grado inferiore!
E poi come fa a dire che altri militari sarebbero stati addirittura in pericolo sotto il suo comando? -
Sorride.
E mi guarda con compassione.
- Se sono qui davanti a lei, Caporale Scott, è proprio perché quella “leggenda” non è riuscita per un soffio
a uccidermi! -
E’ davvero troppo.
Dice cose talmente assurde che non riesco neppure ad alzare la voce.
Anzi, questa farneticazione mi ha come rasserenato.
- Andiamo, Maggiore, ora è lei in preda al delirio … -
Annuisce con indisponenza e poi mi trafigge:
- Quel gregge si trovava a pochi metri dalla mia tenda: il Capitano, in quel momento mi odiava a morte,
sebbene fosse in uno stato di totale incapacità di intendere.
Ma non certo di volere... -
Ci guardiamo a lungo negli occhi, non ho idea per quanto tempo.
Mi sembra proprio inutile continuare.
- Devo portare via Pat e subito.
In Scozia nessuno oserebbe infangarlo; gli schiamazzi che ho sentito qui verranno sovrastati dal suono
delle cornamuse… -
- A proposito, Caporale… - riprende, con tono quasi dimesso - temo che non ci sarà nessuna cornamusa! -
Mi volto nuovamente verso di lui e lo interrogo rimanendo zitta.
- Il Comandante invierà un rapporto al Governo del Regno Unito: con ogni probabilità non verranno
concessi i funerali di Stato.
Dopo tutto, se suo fratello non si fosse ucciso, sarebbe stato arrestato per tentato omicidio… -
È la prima volta che mi congedo da un superiore senza salutare, ma ormai la puzza è diventata insopportabile.
Questi barbari devono averlo proprio umiliato, se ha preferito morire ...
Mi allontano con rapidità, non vedo l’ora di lasciare questo accampamento.
All’uscita ci sono cinque giovani soldati britannici di guardia; il caposquadra ordina loro di mettersi sull’attenti.
Mi danno un saluto formale, manco fossi un Generale di Corpo d’Armata.
In realtà stanno salutando il loro capo.
È il loro modo per dirmi: lascia perdere quell’idiota italiano; giù le mani dal Capitano !
Sono commossa.
Ho però subito l’occasione di tornare a irrigidirmi.
Mi sta aspettando un bersagliere, piuttosto basso e di carnagione scura.
Sulla sua streep c’è scritto: Carboni.
È visibilmente in imbarazzo, ma trova la dignità per esprimere il suo pensiero.
- Lo so che mi odi…e posso capirti… ma io…-
- Oh no, Tenente - interrompo bruscamente - io non la odio.
Mio fratello mi parlava di Lei come di una vecchia volpe: sa com’è, Signore, da poliziotta non posso
stravedere per i furbi…-
China il capo per non affrontare il mio sguardo, mentre fa ripetutamente scorrere la cerniera della sua giacca a vento militare.
Poi si avvicina con passo incerto:
- Il fatto è che io … invece … stimavo Patrice.-
C’è l’ha fatta, mi ha lasciata senza parole.
Riesco solo ad alzare il mento verso sinistra.
Finalmente decide di guardarmi negli occhi.
- Non ho davvero idea di come possa essere accaduto tutto questo; forse gli sono saltati i nervi …oppure
era ubriaco...
Ma non mi importa un accidente!
Il Capitano Scott era un valorosissimo soldato e nessuno deve poter pensare il contrario!
Ho una certa influenza sul Generale: mi ha assicurato che non invierà quel rapporto a Londra.-
Confusione; è questo che provo in questo momento.
Non mi è più molto chiaro chi siano i buoni e chi i cattivi.
Però mi sento anche felice…
Sono venuta qui per consentire a mio fratello di essere ricordato come merita.
E per lui ci saranno le cornamuse.