Valori e mercati
di Arrigo Nano – 5 luglio 2005
Le criticità che stanno oggi contrassegnando l’intero settore bancario e finanziario sono il naturale risultato della
grande evoluzione che esso ha avuto nel volgere degli ultimi trent’anni.
Questo è tanto più vero se noi pensiamo alla velocità con cui i sistemi, (non mi riferisco solo ai mercato ma anche agli strumenti tecnologici) in Italia si sono evoluti partendo da una grande arretratezza rispetto ad altri paesi anche europei. Certamente alcuni importanti fatti non riguardano solo il nostro paese : pensiamo alla necessità di affrontare urgentemente i molti aspetti della globalizzazione e per restringere al nostro settore di interesse , ai nuovi scenari in cui le imprese bancarie e assicurative devono affrontare competitività ed efficienza.
I frutti dei cambiamenti sono in qualche modo entrati nelle nostre case influenzando la nostra cultura anche se è ancora difficile dire come ad essi si stia rispondendo.
Le discipline della ricerca sociologica , della finanza comportamentale , si aggiungono a quelle giuridiche ed economiche e la politica deve assumere un ruolo sempre più attivo in coerenza con i valori.
Questa premessa appare doverosa se si pensa all’attuale fase di sviluppo del settore bancassicurativo e finanziario.
In tempi in cui sembra che l’unico principio regolatore sia il profitto, si levano autorevoli inviti alla riflessione.
C’è bisogno di insistere sulla mission delle imprese di questo grande settore, proprio per non dimenticare le buone ragioni del lavoro, per non dimenticare le promesse costituzionali in tema di risparmio [1].
Questo bisogno emerge in un momento di crisi del sindacato tradizionale che è costretto a confrontarsi con grandi questioni con minor forza e coesione rispetto al passato. Proprio nel nostro settore ciò è dimostrato dal clima in cui si è svolto l’ultimo rinnovo contrattuale con l’ABI . E se questa è la realtà del lavoro dipendente, per quel contorno di attività collegate che un tempo costituivano il parabancario, non si può certo dire che si vada meglio.
Ai bancari dipendenti, che oggi sono circa 250.000, si aggiungono altri 35.000 lavoratori del bancassicurativo incaricati per la distribuzione dei servizi e prodotti da parte di banche ed altri intermediari.
Ancora oggi, per questi ultimi, non esiste un accordo collettivo che riconosca la specificità della loro prestazione , nonostante la legge condizioni l’accesso alla professione attraverso l’apposito albo dei promotori finanziari, tenuto dalla Consob.
Ma questo settore comprende altre figure professionali dai contorni incerti che richiedono una migliore definizione giuridica come gli analisti e i gestori, se vogliamo escludere per diverse ragioni i mediatori creditizi o gli agenti in attività finanziarie che da poco sono stati inquadrati in un accordo di categoria.
Dal punto di vista normativo e regolamentare, questo mondo dominato da banche e assicurazioni, è oggetto di diverse competenze da parte delle autorità di vigilanza, aspetto questo che crea alcune disparità tra lavoratori che svolgono la stessa attività e che per molti versi devono essere coerenti rispetto ad un corpus di regole , che è anche espressione di principi deontologici .
Ma la questione dell’autoregolamentazione , in questo settore deve essere affrontata con molta attenzione [2].
Una volta messi sulla carta, i valori devono poi essere difesi con un controllo super partes , che garantisca vera indipendenza dagli interessi. Solo così si potrà tutelare il risparmio.
[1] Nella relazione Consob del prof. Lamberto Cardia nell’ Incontro annuale con il mercato finanziario (Milano, 7 giugno 2004) si possono leggere alcuni importanti “passaggi” su questo tema.
[2] Interessante è l’approfondimento : “Servizi finanziari e conflitto di interesse” del prof. Ranieri Razzante reperibile su www.covalori.net